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La "Storia di Raidha e la chiesetta" ci ricorda che il mondo in cui viviamo non è fatto solo di materia e che esistono diversi mondi invisibili ai nostri occhi e agli altri nostri sensi, oggettivamente limitati. Sono mondi pregni di presenze, inclusa la nostra, in cui gli accadimenti e le tracce di ciò che resta hanno regole proprie, che è saggio conoscere per ricordarne l'esistenza e le relative manifestazioni. Questo racconto invita il lettore a riscoprire l'unità tra corpo e spirito, in quella zona di equilibrio in cui si manifestano le forze della natura. Danza, gesto, musica, pittura, sono linguaggi che ci aiutano ad avvicinare l'inavvicinabile, tentare di esprimere l'ineffabile e, nello stesso tempo, intraprendere un cammino di conoscenza. È così che in un percorso dall'ombra alla luce, riaffiora una vicenda del passato, la voce dell'autrice diviene "Maga', "Mescia', e ci consegna un quadro di speranza, ambientato in un Salento che diventa luogo privilegiato per la riscoperta del sé.